3 anni (più o meno), New York City
- “Me talk pretty one day” – David Sedaris
La terza volta che sono tornato a New York sono andato a vivere in casa sua. Mi è venuto a prendere in aeroporto e mi ha portato a casa, quando sono entrato nella stanza ha preso questo libro dalla sua libreria e mi ha detto “Vorrei farti diventare uno di qui”.
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- Le All Stars Bianche
Sono tornato a casa, dove vivevamo insieme e ho trovato un pacco sul tavolo. Il biglietto diceva “Get ready! xx”. Nella scatola c’erano queste scarpe.
Alle 6.30 pm mi citofona, aveva noleggiato una macchina; ha guidato tutta la notte senza dirmi dove fossimo diretti, alle 5 am eravamo alle cascate del Niagara, alle 8 abbiamo fatto colazione a Toronto.
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- Il bicchiere di Bubba’s Gump
Era il ristorante dove lavorava la nostra coinquilina, a Times Square, io ci andavo in continuazione, sia perché lavoravo lì vicino, sia perché lei mi faceva un notevole sconto (NY’s a bitch), sia per i gamberi panati nel cocco, deliziosi. Alla fine quel ristorante gli ricordava talmente me che ha deciso di festeggiarci il suo compleanno, mentre io ero tornato a Roma, per potermi mandare le foto.
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- La bandierina arcobaleno
L’abbiamo presa al Pride di New York. Il mio primo Gay Pride, il mio ultimo giorno a New York. Lui neanche voleva venirci, ce l’ho trascinato.
Il giorno dopo sveglia presto, abbiamo fatto colazione insieme, ci siamo salutati e io ho preso la metro per andare in aeroporto. È stata l’ultima volta che ci siamo visti.
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- Qualcosa in più
Avere un ragazzo a distanza è abbastanza impegnativo, avere un ragazzo dall’altra parte del mondo con sei ore di fuso orario è veramente uno strazio. Però, l’intensità con cui leggi i messaggi che ti arrivano, o quella scarica che ti parte quando esci dal gate all’aeroporto, sono immense.
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- Cosa vorresti dirgli?
È stato bello, bellissimo, molto complicato. Lo rifarei diecimila volte, ma sono contento che sia finita.
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